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solariasclafaniarchitetto

Testata giornalistica online
Autore rubrica Home Decor
2017/2018



selezione di articoli

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Progetti: ambienti comuni multifunzionali e zona notte intima


È bene fare una premessa: la casa è quel luogo che ci rappresenta. Essa è direttamente legata al nostro modo d’essere e dice chi siamo alle persone che vi entrano molto più di quello che possiamo credere.
Ci troviamo a Catania, alle spalle di Viale Marco Polo, all’ interno di un complesso edilizio formato da villette bifamiliari composte da tre livelli con giardino; i clienti, una coppia giovane con una bimba piccola, desideravano una casa “fresca e vivace”, un po’ come loro.
Dinamismo e metamorfosi, quindi, sono state le due parole chiave di questo progetto, ad ogni suo piano.
Al piano terra (zona giorno), da cui si ha l’accesso diretto al giardino, è stato creato un unico ambiente multifunzione, dove poter ospitare molti amici e svolgere diverse attività contemporaneamente: vedere un film, giocare alla playstation, giocare a carte, prendere un drink al minibar, cenare o semplicemente fare un caffè.
Al piano primo (zona giorno) è nata l’idea di creare un solido centrale che definisse lo spazio fuori e dentro di sé. Il cubo realizzato muta l’ambiente che lo circonda permettendo, non solo un dialogo dinamico aprendo e chiudendo visuali tra gli ambienti e l’esterno e tra gli ambienti stessi, ma crea uno spazio fluido in continua metamorfosi. In esso poi sono contenuti quegli spazi utili, come guardaroba ospiti, bagno ospiti e micro lavanderia, indispensabili in una casa su più livelli.
Al piano secondo (zona notte) dinamismo e metamorfosi si traducono nella progettazione di una camera da letto che diviene una suite d’albergo. Un luogo di pace e privacy in cui potersi rilassare e ricaricare le forze. Camera e bagno non sono due ambienti divisi, sono connessi tra di loro attraverso una grande vetrata (oscurabile) posta sulla grande vasca da bagno.
Infine, tutti gli arredi (librerie, isola della cucina, armadi, mobili dei bagni, etc.) sono stati realizzati su misura, rendendo la casa il “luogo unico” che ci rappresenta.

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Luce, paesaggio e materia


Il terreno su cui insiste il progetto si colloca sulla collina alle spalle di Aci Castello ed abbraccia il panorama di tutto il golfo di Catania, da Augusta sino alla Calabria.
La casa preesistente, progettata negli anni Sessanta, non si apriva verso il paesaggio esterno, restando così chiusa in se stessa. Si è deciso, quindi, di demolire il vecchio edificio ed il vincolo di ricostruzione con stessa sagoma ha imposto l’unico limite tecnico alla nuova costruzione.
L’ascolto del contesto è stato, quindi, l’avvio di un percorso progettuale che ha preso forma secondo il disegno di diversi coni ottici che incorniciando il paesaggio circostante come fosse un quadro, creano l’interazione costante tra uomo e natura.
Il volume che ne scaturisce, formato da geometrie pure che si intersecano tra loro, si adagia sul terreno senza stravolgerne la morfologia, mettendo in relazione luce e natura, carpendone l’essenzialità del colore e dei materiali. Il dialogo tra architettura e natura avviene, anche, attraverso l’uso critico del cromatismo dei materiali, sia interni che esterni: il colore bianco, infatti, diventa predominante ed è la tela sulla quale la luce riflette il colore del sole. Le grandi vetrate, che non creano ostacolo alla vista, permettono alla luce di entrare riempiendo lo spazio e donandone leggerezza, amplificata anche da pochi ed essenziali arredi; ma al tempo stesso, la pensilina che svetta qualche metro oltre di esse, permette di avere un irragiamento solare minimo.
Il basamento in pietra lavica, che cela un piano interrato, permette al volume sovrastante di ergersi al di sopra della linea d’orizzonte, donando all’osservatore un punto di vista privilegiato.
La mutevolezza del paesaggio, con il suo cambiare della luce durante il giorno ed il susseguirsi delle stagioni, diviene scenario di un abitare essenziale.

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Genius Loci. Il Senso del Luogo


Ci troviamo nella campagna toscana, alle porte di Capalbio, piccolo borgo medioevale, immersi nella macchia mediterranea.
Una coppia vuole ristrutturare la vecchia casa di campagna, mantenendo il sapore rurale della costruzione, ma al contempo ampliandola per permettere a tutta la famiglia di soggiornare per lunghi periodi con le comodità di una casa moderna.
Quindi il fulcro del progetto doveva essere la relazione tra il vecchio ed il nuovo. Partendo dal presupposto che l’architettura ha inizio da un’idea, questa, poi, si deve relazionare alle esigenze della committenza, affinché chi fruirà lo spazio ritrovi se stesso in ogni singolo dettaglio. Poiché, come detto anche in precedenza, la casa deve parlare di voi.
Qui l’idea è il disegno di una maglia geometrica, le cui dimensioni sono generate dalla preesistenza.
Il volume che ne scaturisce si adagia sul terreno senza stravolgerne la morfologia e mette in relazione i due edifici esistenti, carpendo l’essenzialità dei materiali e i colori della natura che li circonda.
Il vecchio casale ingloba al suo interno lo spazio privato della casa, mentre il nuovo volume ospita tutti gli spazi di relazione.
Il dialogo tra i due avviene attraverso l’uso del cromatismo dei materiali preesistenti: il cotto, la pietra, il legno, il ferro; ma staccati attraverso un filtro di vetro che ne marca la differenza temporale ed architettonica. Gli arredi, pochi ed essenziali, amplificano la relazione tra l’ante e il post.
In questo progetto il confronto tra il Genius Loci e la fruibilità della casa contemporanea, da vita a spazi diversi che dialogano tra loro.

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Con il giardino zen l’oriente entra in casa


La casa acquistata da questa coppia di coniugi possedeva buone potenzialità: una casa a schiera su due livelli con un grande giardino al piano terra. Il loro desiderio era di avere un salone molto luminoso con cucina a vista, un giardino funzionale e particolare; in più, nonostante non avessero figli, desideravano una stanza ospiti. La casa però non solo non rispondeva alle necessità della committenza, ma rimaneva tutta chiusa in se stessa senza mai aprirsi verso il giardino, cosa assai auspicabile in una città come Catania il cui clima mite che permette di trasformare il giardino in un’estensione della casa stessa.
Suddividendo il primo piano in zona giorno e zona notte si è evitato di fare ruotare lo spazio attorno ad un inutile disimpegno e il grande living al piano prenderà così luce da entrambe le esposizioni. La luminosità è stata aumentata utilizzando una pavimentazione chiara che riflette la luminosità: un parquet in rovere sbiancato a listoni che rende l’ambiente contemporaneo ma al tempo stesso caldo ed accogliente.
La stanza degli ospiti è è stata progettata al piano terra affinché possano godere di un ambiente indipendente. La cucina, con una grande penisola è uno spazio unico con la zona conversazione e con il giardino che assume funzioni diverse ma, comunque, con un’immagine continua. Nasce così la necessità di creare una zona conversazione protetta da un gazebo in legno e tela sia per proteggersi nelle ore più calde che dall’umidità della sera ( lo stesso sistema è stato utilizzato per la zona pranzo). La cura del verde assume, quindi, un ruolo importante nella scenografia del giardino, progettato con una chiara matrice orientale. Infine, la scelta di un unico materiale , seppur con due finiture diverse, per la pavimentazione dell’interno e dell’esterno, esprime in maniera esplicita l’intenzione di fare compenetrare i due ambienti, rendendoli l’uno la continuazione dell’altro.

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Nord/Ovest. Il luogo del silenzio

Il progetto, affrontato durante la partecipazione ad un concorso di idee per la Villa Bellini, vuole esprimere un’architettura che mostri i segni del presente relazionandosi con l’elemento principale: il paesaggio naturale; creando interazioni nuove all’interno di un sistema che oggi appare come un “non luogo” poiché privato della sua costruzione originaria.
Il progetto, mediante il disegno di un cono ottico, mette idealmente in relazione visiva la Villa Bellini ed il vulcano attraverso la rotazione dell’asse principale in direzione Nord/Ovest e l’ inclinazione di 5 gradi del piano di calpestio rispetto all’orizzontale: il volume che si genera emerge dall’acqua sospendendosi tra terra e cielo.
Svuotato della sua massa interna genera uno spazio di relazione tra l’individuo e la natura stessa, in modo che il fruitore che vi risiede vede, attraverso la lente del cannocchiale, la natura che gli si manifesta incorniciata nella sua ciclica mutevolezza.
Il Giardino è un luogo naturale in qualsiasi direzione si volge lo sguardo, quindi, il dialogo tra natura ed architettura costruita avviene, anche, attraverso l’uso critico del cromatismo dei materiali esterni di rivestimento: l’involucro di legno scuro rievoca da un lato la vecchia costruzione andata distrutta e dall’altro la corteccia degli alberi circostanti; il vetro e l’acqua creano trasparenze e riflessioni donando leggerezza ad un volume solido.
All’interno, invece, il cemento grezzo marca la differenza temporale ed architettonica tra ante e post, tra naturale ed artificiale.
L’essenzialità dello spazio compositivo interno vuole essere la risposta a differenti esigenze funzionali amplificando la fruizione dello stesso. All’individuo viene lasciata questa scelta: osservare la natura, pensare, leggere un libro, lavorare al computer, ascoltare musica, etc etc…
La luce, leggermente diffusa o puntuale sopra le sedute, segna queste azioni che possono essere intime o partecipate.
Tecnicamente l’edificio è dotato di un impianto di climatizzazione caldo freddo a pannelli radianti a pavimento, interamente cablato elettricamente , per dare la possibilità di collegare i propri strumenti ( computers, lettori MP3, etc etc ) ed elettronicamente, dotato, quindi, di rete wi-fi di libero accesso.
L’inclinazione del piano di calpestio non supera l’ 8% in modo da assicurare la fruibilità dell’edificio anche a persone diversamente abili, mentre il salto di quota tra l’attuale piazzale e l’ingresso è superato attraverso un servo scala.
Concludendo, il progetto vuole esprimere un’ architettura che sia il luogo per un “dialogo silenzioso” tra individuo e natura.

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Un progetto sartoriale che non lascia spazio agli eccessi


Ristrutturare un immobile è sempre una sfida. In particolare questa villetta a schiera, costituita da 2 livelli fuori terra ed un piano seminterrato, costruita non molti anni or-sono, è stata l’occasione per dare valore ad un immobile dalle molteplici potenzialità del tutto ignorate. Ad un occhio poco attento, infatti, la casa poteva risultare già abitabile.
La distribuzione degli spazi interni è stata completamente stravolta per creare degli ambienti confacenti alle esigenze della committenza. La coppia, amante dello sport, dei viaggi e della “cuisine” ad alti livelli, desiderava una casa con una grande cucina e molto spazio contenitivo per la zona giorno, nonché uno spazio di totale relax per la zona notte.
Nasce così un progetto giocato tutto sulla luminosità del bianco ed il calore del legno rovere naturale, dove tutti gli altri materiali utilizzati concorrono a creare equilibrio; un progetto sartoriale che non lascia spazio agli eccessi.
La creazione di pieni e vuoti, ove i pieni sono gli arredi disegnati su misura, genera gli spazi interni. È il caso del monolite in rovere posto accanto alla porta d’ingresso, il quale non solo cela al suo interno il guardaroba/ospiti ma diviene elemento separatore tra la zona di rappresentanza e quella di servizio. Subito dopo di esso un vuoto (il collegamento tra i due ambienti) per trovare ancora dopo un altro pieno ed infine, l’ultimo blocco il semivuoto del bancone cucina, che collega visivamente i due ambienti.
Al piano non poteva mancare un bagno/ospiti piccolo ma di grande effetto.
La zona notte, progettata sempre come una suite d’hotel, diviene l’ambiente più intimo e raccolto di tutta la casa; con la precisa richiesta di una vasca da bagno, emblema per eccellenza del relax!

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L’equilibrio degli opposti


La filosofia orientale ci insegna che qualunque cosa ha un suo opposto non assoluto, ma in termini comparativi.
Gli opposti sono interdipendenti e complementari: costantemente mantenuti in equilibrio.
Ci troviamo a Roma, il committente, un fotografo, voleva una casa che fosse manifesto del suo essere.
Il progetto si sviluppa in una casa-galleria dove “vedere” è il baricentro dell’ equilibrio degli opposti: pieno e vuoto, acqua e fuoco, bianco e nero, luce e ombra, dentro e oltre.
Il volume centrale massiccio, svuotato al suo interno, diviene contenitore di servizi, come il bagno degli ospiti (acqua) e la cucina (fuoco). Questa operazione di sottrazione, che ci permette di vedere dentro ed oltre lo spazio, aumenta mano a mano che ci si avvicina all’esterno divenendo dapprima tavolo ed infine focolare, mantenendo a terra la sua traccia, per riempirsi nuovamente all’esterno ri-divenendo pieno.
In opposizione ad esso un setto snello diviene muro espositivo della casa, dividendo il disimpegno che porta alla zona privata dell’appartamento in una doppia galleria ed attraversando il bagno fino all’esterno.
La privacy in questa casa è solo un concetto, poiché tutti gli ambienti sono collegati tra loro quasi senza ausilio di porte. Anche il bagno principale, ad esempio, diventa visibile (vedere oltre ed attaverso) sebbene suddiviso in tre zone a privacy differenziata.
L’utilizzo di materiali chiari naturali quali la pietra ed il legno amplificano la luce ponendosi in opposizione al setto snello completamente nero.
Inoltre, modificando il piano di calpestio in diverse quote si è permesso di avere anche sul piano orizzontale un gioco di pieni e vuoti, un sali e scendi che genera movimento, in questo caso in opposizione al soffitto che è tutto alla stessa quota.
Ne è venuto fuori un progetto lineare e pulito, senza eccessi stilistici. Una casa in cui ogni angolo cela una visuale specifica. Una casa in cui vedere, quindi, è essenziale. Vedere come quello che fa un fotografo.

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Costruzione di uno spazio neutro


Lo spazio è generato da pieni e vuoti che sovrapponendosi, intersecandosi, sottraendosi, generano dinamicità. In questa interazione la luce e i materiali, ne amplificano o diminuiscono l’effetto.
La ricetta perfetta del “giusto” spazio non esiste, o perlomeno ne esiste uno per ognuno di noi.
Sta all’architetto, alla sua sensibilità e alla sua capacità di trasferire sul foglio i vostri input, trovare quello giusto per voi.
Ogni progetto, infatti, è un percorso interiore che ogni architetto, giovane o anziano che sia, affronterà in modo diverso.
Personalmente quando affronto una ristrutturazione mi piace studiare le differenti possibilità che un appartamento possiede. A volte, infatti, può capitare che un progetto venga stravolto col passare del tempo, poiché le premesse iniziali, cambiano poiché cambiano le necessità dei clienti. Così è successo per questo progetto.
Il cliente che qualche anno fa era disposto a stravolgere la disposizione degli spazi interni a favore di un ambiente unico, mi ha chiesto di riprogettare mantenendo la disposizione attuale delle stanze. Una nuova sfida, superare le mie vecchie idee in favore di qualcosa di completamente nuovo.
Rispetto all’esistente gli ambienti sono stati rimodulati nella dimensione, rimanendo il più possibile fedele alle tracce preesistenti (per abbassare i costi), ma stravolgendo l’immagine generale.
Il risultato vuole essere uno spazio neutro avulso dal tempo, che prenderà vita nel momento in cui il mio cliente inizierà a viverlo.
Mobili che divengono veri e propri setti murari, dei quali si percepisce tutta la forza spaziale. Un linguaggio estremamente semplice, in cui, però, tutto ha una collocazione ben precisa.
Linee geometriche pulite, arredi disegnati su misura ed integrati nello spazio stesso e qualche oggetto intramontabile di design, sono stati gli ingredienti di questa ristrutturazione.


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